Il nome è tutto un programma, potremmo definirlo un primo modello di marketing dell’800 legato all’influenza che ha avuto sulle sue vendite chiamandosi birra.
Sì, perché la Root Beer... non è birra.
Inizialmente infatti si chiamava più propriamente Root Tea, un’invenzione di un dentista americano, Charles Hires che per riuscire a vendere più facilmente la sua bevanda analcolica ai minatori della Pennsylvania pensò bene di ribattezzarla Root Beer.
Beh, avete mai visto un minatore della Pennsylvania bere Tea? Ecco.
Ma allora cos’è questa Root Beer?
È una bevanda gassata dolcificata con I’aroma della radice o della corteccia del Sassofrasso, una pianta che cresce nel Nord America dove è molto conosciuta e consumata.
Inizialmente era una bevanda leggermente alcolica, ma assunse a breve la definizione di soft drink a causa del proibizionismo.
Bevanda molto apprezzata anche dai personaggi famosi, addirittura dai presidenti Franklin e Washington, entrò quasi da subito nella cultura gastronomica americana e nella rete di distribuzione dei fast food che la indicavano come un ottimo abbinamento con i loro hamburger.
Oggi si produce e si consumano sia versioni alcoliche che analcoliche, aromatizzate con vaniglia, cannella, noce moscata, acacia, miele o liquirizia.
Tutto molto americano.
E se non vi fidate dell’autore riguardo a questo argomento chiedete al mitico personaggio dei Peanuts “Snoopy”, la Root Beer è la sua bevanda preferita.
“Happyness is...  Root Beer”.

I marchi più conosciuti
- Barq’s
- Virgil’s Root Beer
- Stewart’s Root Beer
- Mug Root Beer

Stefano Baladda

Articolo tratto da Pizza&core collection n 120

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