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Ristorazione: il valore aggiunto ha il colore rosa
Nel settore della ristorazione, la maggioranza degli operatori è donna, ma sebbene rappresentino circa il 60%, le donne spesso non sono sufficientemente valorizzate dal punto di vista contrattuale. I dati dell’ultimo Gender Policies Report elaborato dall’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) evidenziano che la parziale ripresa economica e sociale del 2021, arrivata dopo la crisi generata dal Covid, non è riuscita ancora a sanare la grande disparità di genere che separa uomini e donne sul mondo del lavoro e nel settore della ristorazione in particolare. Nell’ultimo anno una donna su due si è dovuta accontentare di un contratto part-time contro il 26% degli uomini.
La crisi del Covid poi non ha insegnato nulla, anzi forse ha peggiorato le cose, si è persa una grande occasione per poter azzerare tutto e ripartire con un nuovo approccio, per mettere finalmente sullo stesso piano i talenti degli uomini e quelli delle donne. D’altronde, con la crisi, le chiusure e il lavoro che ripartiva a singhiozzo molte incombenze si sono abbattute sulle spalle delle donne. Dalla didattica a distanza all’assistenza dei familiari anziani o fragili, le donne sono state chiamate a uno sforzo extra che spesso risultava difficilmente conciliabile con i ritmi lavorativi. La pandemia è stata particolarmente difficile in generale per la parte femminile degli occupati nel fuoricasa in Italia, perché secondo un’indagine Istat, solo da dicembre 2019 a dicembre 2020 si sono persi 444mila posti di lavoro, di cui ben 312mila occupati da donne.
Nonostante questo gap, però le prospettive per le donne nella ristorazione, grazie alla loro tenacia e abnegazione, è il caso di dire, sono rosee: da qualche anno è cresciuto e continua a crescere il numero di donne manager e imprenditrici nell’industria del turismo e dell’accoglienza.
Nel settore della ristorazione le donne sono considerate un valore aggiunto, capace di portare innovazione e attenzione, in particolare su temi di forte attualità, come l’eco-sostenibilità e la responsabilità sociale, dai quali possono scaturire nuove risposte alle crisi. È una rivoluzione silenziosa costruita con piccole e grandi conquiste raggiunte ogni giorno dalle imprese che animano il comparto, che sta tracciando un percorso sempre più netto verso l’abbattimento del “gender gap” in un settore che è stato storicamente a prevalenza maschile.
Inclusione e parità di genere: le donne al vertice di un’azienda migliorano l’azienda, lo dimostra il rapporto Unlocking female employment potential in Europe che ha approfondito la situazione relativa alla parità di genere nei paesi del vecchio continente, riscontrando, quando una donna è nel board di comando, notevoli benefici in termini di crescita economica, di produttività delle imprese, di condizioni di vita di benessere per tutti.
È quindi veramente uno spreco non avvalersi dei talenti e delle caratteristiche femminili: pazienza, prudenza, intuizione, empatia, disponibilità all’ascolto e al lavoro di squadra, pragmatismo, concretezza: sono quei fattori-valori indispensabili in un settore come l’Horeca caratterizzato da elevate incertezze e da cambiamenti continui e repentini. Chi più di una donna può fare sentire come a casa un cliente in un locale? Regalando loro la sensazione di sentirsi a proprio agio, muovendosi come nel proprio salotto, in spazi caldi e accoglienti?
Le donne nella ristorazione sanno offrire il loro buon gusto, l’arte di ricevere e la personalità a servizio dell’alta ospitalità. Donne intraprendenti, focalizzate su ospitalità, servizio e accoglienza di alto livello a 360 gradi.
Per avvalersi di questi vantaggi le aziende della ristorazione devono aprire al femminile e combattere quegli stereotipi che purtroppo persistono e che non hanno modo di essere, perché il valore aggiunto della ristorazione del futuro ha il colore del rosa.
Giuseppe ROTOLO
Articolo tratto da Pizza&core Colletion n 113
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