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Con questa provocazione, non vogliamo essere impertinenti nel denunciare e mettere il dito nelle piaga, come solitamente facciamo nel trattare gli argomenti di questo rubrica. No, niente cinismo, ma vogliamo parlare di bontà e solidarietà, (magari con un pizzico di ironia) e farlo parlando ovviamente del piatto che su questa rivista raccontiamo da sempre: la pizza. Pizza, il piatto nato povero, poverissimo, nato per lo più per strada, a Napoli, il cibo dei lazzari, eppure nel corso degli anni è diventato ricco e famoso, partendo dai bassi umidi e fatiscenti del capoluogo campano ha conquistato il mercato mondiale, la sua storia in tal senso è unica.
Oggi la pizza in tutto il mondo sviluppa un fatturato di oltre 60 miliardi di euro all’anno. Eppure, nonostante questo stratosferica ricchezza, è rimasta una pietanza (e meno male) fondamentalmente semplice e conserva ancora uno sorta di anima solidale. Infatti la pizza richiama ancora valori come la condivisione, chi la mangia lo fa sempre (e sempre lo farà) con grande disinvoltura, mangiarla insieme agli altri poi richiama allegria. Fattori questi che a ben vedere appartengono anche a chi le pizze le fa, ovvero il pizzaiolo. Pertanto non abbiamo nessun dubbio nell’affermare che la pizza è buona (ovviamente quella fatta a regola d’arte) ed è capace anche di rendere più buoni gli essere umani, che fondamentalmente tanto buoni non sono. Delle mille storie che vedono insieme pizza-bontà-solidarietà, se ne possono leggere di incredibili e bellissime, ne abbiamo raccolte due molto significative che stanno lì a dimostrare che se la pizza è diventato il primo piatto al mondo, non è solo e soltanto perché soddisfa la gola, ma perché la sua essenza è fatta di qualcosa di più profondo, qualcosa che ha a che fare con il cuore, prima che con la pancia. Ci piace raccontare la storia di Dries Mertens, ragazzo belga, di professione bomber del Napoli Calcio, i napoletani gli vogliono bene, non solo perché fa tanti gol con la maglia azzurra, ma perché è stato “beccato” più volte con scatole di pizze fumanti mentre le distribuiva ai senza tetto della città. L’iniziativa è sua e solo sua, Dries è un ragazzo dal cuore d’oro e siamo certi farebbe beneficenza anche se non fosse ricco e famoso. Cappellino e occhiali scuri per non farsi riconoscere, perché la solidarietà più bella è quella che non si sbandiera, Dries Mertens (alias Ciro, come lo chiamano amorevolmente a Napoli) è sempre pronto a donare succulenti pizze ai clochard, andando di persona in diverse zone di Napoli, specie quelle più fatiscenti e abbandonate, lì dove gli invisibili sfidano freddo, gelo, in quei luoghi dove quasi nessuno lo riconosce, dove nessuno si sognerebbe di chiedergli un selfie. Nel silenzio della notte Mertens festeggia così i suoi successi sportivi, si regala e regala momenti di amore e di carità. Il mondo della pizza è un mondo straordinario, e non solo perché ha a che fare con una pietanza di per se straordinaria. L’altra bella storia viene dagli Stati Uniti, la nazione che mangia più pizza di tutti. Lui si chiama Dalton Shaffer, 18enne americano che vive e lavora nel West Michigan in una pizzeria del posto, “Steve’s Pizza”. Dalton è diventato ‘famoso’ in America, la sua storia è diventata virale e molto apprezzata sui social. Il ragazzo ha viaggiato per quelle che negli USA sono 225 miglia, ovvero oltre 360 chilometri, per portare la pizza del suo negozio a un suo vecchio e affezionato cliente, Rich Morgan gravemente malato che si era trasferito a 400 chilometri di distanza il quale aveva, nei suoi ultimi giorni di vita, questo unico e ultimo desiderio. Quando lo ha saputo Dalton non ci ha pensato due volte, ha preparato una pizza funghi e peperoni (la preferita di Rich) e, messosi in macchina, ha iniziato il suo viaggio di oltre 360 km per portare un pizzico di gioia al suo vecchio cliente. Sarà arrivata freddina, ma che importa il calore di un gesto del genere avrà reso la pizza nuovamente bollente, come appena sfornata. È un gesto gratuito e disinteressato, i soldi non servono in talune circostanze, quello che ci vuole è “umanità” ecco perché l’Unesco l’ha nominata patrimonio immateriale dell’umanità, nulla avviene a caso.
La pizza sospesa
A proposito di Pizza e solidarietà è assolutamente d’uopo menzionare il bel fenomeno della pizza sospesa, che prende spunto dal più famoso “caffè sospeso”. Quest’usanza a Napoli, esiste ancora. Non è difficile vedere qualcuno affacciarsi all’ingresso di un bar e chiedere se c’è un “sospeso” per lui. Sembra una sciocchezza, pagare due caffè e prenderne solo una tazza, invece se ci si ferma un attimo a pensare è un gesto che non è solo generosità, ma desiderio di condivisione.
Ebbene per la pizza è uguale, hanno ovviamente cominciato a Napoli (fantastica città e fantastica gente). In diversi locali della città i clienti possono lasciare qualche centesimo al raggiungimento di 3 euro (prezzo politico della Margherita nella città sul golfo) il piazzaiolo di quel locale prende una pagnottella di pasta, la stende, la condisce con olio e pomodoro e poi via in forno. E se nessun bisognoso si affaccia nel locale, il pizzaiolo esce con il cartone di pizza fumante per sfamare (a sorpresa) qualche povero che abita in zona. Bellissimo. Ma questa bella trovata sta facendo proseliti anche in altri angoli del mondo. Ad esempio lodevole iniziativa da parte della pizzeria di Philadelphia negli Stati Uniti, Rosa’s Fresh Pizza, che ha deciso di donare 8.500 pezzi di pizza, anche in questo caso sospesi, ai senzatetto. L’iniziativa è stata avviata nel locale dal mese di marzo dello scorso anno, quando un cliente ha espressamente chiesto al titolare della pizzeria di poter pagare un trancio di pizza in più rispetto a quello ordinato, per poterlo donare ai clienti più bisognosi. Mason Wartman, 27 anni, proprietario della pizzeria, non ci ha pensato due volte e ha accettato estendendo l’iniziativa ad altri avventori del locale. Il risultato? Lodevole: una media di 40 pezzi di pizza al giorno ai senzatetto. Se tutti facessero in questo modo, la fame nel mondo potrebbe essere risolta, grazie alla pizza e alla sua bontà e ovviamente alla bontà degli uomini che quando vogliono sanno essere dolcissimi.
Giuseppe Rotolo
02/05/2019
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