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In Belgio si sta bene ma ho lasciato il cuore in Calabria
Stavolta voliamo in Belgio: il protagonista di questa intervista è Rocco Cagliostro, trentun’anni, nato a Genk da genitori italiani (mamma di Palermo e papà di Reggio Calabria).
Lo abbiamo notato attraverso i Social network: Rocco, infatti, è molto attivo sulla nostra pagina Facebook, ci segue con grande entusiasmo. Abbiamo guardato il suo profilo, abbiamo scoperto che è stato premiato in diverse gare europee ed è stato anche a Parma al Campionato del Mondo.
Abbiamo deciso di contattarlo per sentirlo e conoscerlo meglio e, soprattutto, per farci raccontare come si lavora nel mondo pizza in Belgio.
Ciao Rocco, raccontaci della tua professione.
«Sono pizzaiolo da due anni in un locale di Genk, “La Posta”, ma questa è solo l’ultima tappa di un lavoro che ho iniziato da quando avevo diciassette anni.
A Genk siamo 66.000 abitanti, 22.000 di questi sono Italiani. Gli italiani sono venuti qua tanto tempo fa per lavorare nella mina di Genk che si trova a Winterslag». Che tipo di pizza prepari?
«Faccio una pizza che potrei descrivere come un mix tra la pizza classica e la pinsa romana. Nell’impasto uso il lievito madre, tre tipi di farina 00 e lascio che l’impasto abbia una lunghissima lievitazione di quasi 48 ore nel frigo. Cuociamo la pizza in un forno a doppia alimentazione, legna e gas».Che tipo di clientela viene nella vostra pizzeria?
«Da noi vengono persone di classe media, tante famiglie con bambini e tanti ragazzi giovani. Insomma qui in Belgio a tutti piace la pizza italiana!
Qui in Belgio ci sono tantissime pizzerie, ma pochi lavorano secondo regole di qualità: qui si lavora con un impasto fatto la mattina e lievitato neppure sei ore, cosa che rende la pizza più pesante. Questa è la grande differenza con la mia pizza: la mia è leggera, soffice e un po’ croccante con un bordo alto». Che differenza c’è secondo te fra gestire una pizzeria nel paese in cui ti trovi e una pizzeria in Italia?
«La grande differenza è il tipo di gente. In Italia siete molto gentile, più “caldi” e spontanei. Qui c’è un’altra mentalità. Anche i prezzi delle pizze sono differenti. In Italia pagate al massimo sette euro per una Margherita. Qui puoi mangiare una Margherita a partire da dodici euro».
Che cosa consiglieresti a chi volesse aprire una pizzeria fuori dall’Italia?
«Direi ad un collega: “Finché stai bene in Italia, rimani nel paese della pizza. Anche qui in Belgio si sta bene, però è un paese molto diverso”. Personalmente vorrei andare ad abitare in Calabria, mi manca tantissimo la zona dove ho trascorso molto tempo, la gente del sud Italia, il mare. Sarebbe un sogno diventare un pizzaiolo nel posto dove ho lasciato il mio cuore».
23/06/2017

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