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Agli italiani dico: la Germania non è l’America
Ma qui oggi sono un pizzaiolo da primo premio
Mirko Magnano, 29enne siciliano, nato a Siracura, da anni vive e lavora in Germania, la sua storia è molto particolare perché Mirko ha abbracciato il mondo pizza pur avendo fatto degli studi che con la pizza, almeno apparentemente, non hanno nulla a che fare. Ha studiato discipline artistiche al liceo ed è laureato in scenografia.
Mirko, come hai iniziato il mestiere di pizzaiolo?
«Avevo sedici anni. Lavoravo in una pizzeria come pony express. Un sabato, a fine serata, il pizzaiolo si stava premurando di rifocillarci e senza pensarci troppo su gli chiesi di poter stendere e condire una pizza a mio piacere. Credo si possa dire che è iniziato tutto da lì».
Quali sono i motivi per cui hai continuato il percorso nel settore pizza?
«Non saprei dire di preciso. A quell’età volevo solo avere quei 50 euro in più in tasca per sentirmi più “uomo”; non avevo certo la passione che ho oggi ho per la panificazione, o pensavo lontanamente che fare il pizzaiolo potesse un giorno darmi da vivere ed essere il mio mestiere. Col passare del tempo ho avvertito un’attrazione fortissima che lì per lì, non mi sono spiegato. Credo che alle volte si prendono delle decisioni che soltanto a lunga distanza rivelano la loro importanza ed il loro significato».
Da quanto sei in Germania? Quali sono state le prime difficoltà da affrontare?
«Vivo a Berlino da due anni e mezzo. Nel mio percorso ho incontrato molte persone, professionisti e pseudo tali, grandi ristoratori e altri “le cui braccia (passatemi l’ironia) son state sottratte all’agricoltura”. Ho avuto grandi difficoltà nell’imparare ad approcciarmi ad alcuni di loro, a lavorarci insieme e tornare a casa sano e salvo. Berlino è tra le città europee più soggette ad immigrazione negli ultimi anni. La gente scappa dall’Italia (o da altre nazioni) e, arrivando qui, pensa di sbarcare in America, ma non è così. Farsi strada e cominciare una nuova vita non è facile. Trovare casa e un lavoro possono sembrare delle imprese titaniche, in alcuni momenti; molti datori di lavoro sono coscienti di questa condizione tra i giovani e spesso la sfruttano per un loro tornaconto. Ecco, senza dilungarmi, mi piace pensare che anche incontrare certe persone mi abbia reso quello che sono oggi».
Raccontaci il tuo mestiere a Berlino.
«La pizza piace ovunque, a tutti, sempre, di qualunque tipologia sia. La fortuna d’aver lavorato sempre per i miei connazionali (escludendo un’esperienza di 12 ore per un pakistano) sta nel fatto che, senza dubbio alcuno, il prodotto offerto è, se non sempre italiano al 100 % (cioè realizzato con materie prime importate, quali per esempio pomodoro o la mozzarella) all’”italiana” (secondo metodologie vicine alla pizza italiana). Se proprio dovessi individuare un punto comune nel palato dei tedeschi, direi d’aver constatato che una buona maggioranza preferisce una pizza sottile, croccante, che straborda dal piatto e può es
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