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“Addą passą a nuttata”

Diceva il grande Edoardo De Filippo: “Addà passà a nuttata”!edoardo-de-filippo.jpg

Ebbene, mai frase potrebbe essere più azzeccata per il periodo storico che stiamo vivendo. Dal punto di vista dell’economia, e forse non solo, In Italia è notte fonda: dal 2009 ad oggi il PIL è calato di 10 punti, in pratica qualcosa come 160 miliardi di euro sono stati ogni anno persi dalla nostra economia. Sei milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà assoluta, cioè a dire che non sono in grado di acquistare quei beni e servizi necessari per una vita quanto meno dignitosa. La disoccupazione, altra spina nel fianco, ha raggiunto i tragici livelli del dopoguerra.
L’industria (che un tempo era un nostro vanto), ha perduto un quarto della sua capacità produttiva; quella dell’auto (di cui eravamo leader in Europa è diminuita) è scesa del 65%. 
A parte i grandi finanzieri il cui problema è solo quello di decidere in quale stato estero portare i soldi, la situazione dei piccoli imprenditori è allarmante, fra consumi in calo, soldi che non girano, banche che non prestano danari e incombenze fiscali, molti sono lì per lì per mollare la presa.
Insomma, più notte di così è difficile.
In questo stato di cose la politica che fa? Continua ancora con gli slogan, le promesse, in altri termini solo chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere.
Eppure…
Eppure c’è gente che non tira la gamba indietro, che non se ne va all’estero con la speranza (utopia) di guadagnare di più e pagare meno tasse. No, resta in Italia a tenere botta, a lottare perché comunque la nottata, prima o dopo, addà passà, questo e sicuro.
«I costi di gestione sono aumentati a dismisura - ci dice l’amico Giulio A. ristoratore, pizzaiolo a Bologna, - però ho deciso di stringere i denti e riorganizzarmi per far fronte alle criticità. Ciò richiede un maggiore impegno personale, un coinvolgimento della famiglia, un più attento (diciamo pure maniacale) controllo dei costi, ma è l’unico modo per fronteggiare gli aumenti e il calo dei consumi, anche se devo dire che la pizza, grazie al cielo, è sempre richiesta».
Mentre Antonello E. che opera sulla riviera romagnola ci dice: «La situazione è insostenibile, a momenti passo più tempo sulle carte che fra i fornelli preso fra tasse e balzelli di ogni genere che mi riempiono il calendario e mi tolgono il sonno, consulente del lavoro, consulente fiscale, oneri contributivi, imposte, irpef, irap, tasi, non ce la faccio più. Tuttavia, nonostante tutto trovo la forza ogni santo giorno di tirar su la saracinesca del locale, cercando di competere in un mercato sempre più competitivo. Lo faccio per i miei figli, perché penso se non tengo aperta l’attività per loro, dove lo andranno a trovare un lavoro quando saranno grandi, in Cina?»
Ecco, abbiamo voluto riportare quanto ci dicono alcuni dei tanti pizzaioli e ristoratori che interagiscono con la nostra redazione. È dura, ma tengono, credono nel loro lavoro, nelle loro capacità, hanno in fondo fiducia nel futuro.

C’è chi invece tiene botta, ma ha anche delle critiche da avanzare. Aldo C. da Bari va giù duro con i dipendenti statali.
«A noi piccoli imprenditori che lavoriamo senza limiti di orario, rischiando di nostro, andrebbe fatto un monumento, invece ci mandano l’agenzia delle entrate. Il nostro esempio, diciamo pure il nostro coraggio, andrebbe premiato, perché siamo noi che tiriamo la carretta del paese, lavorando come muli, rischiando di proprio, e garantendo con il nostro lavoro e con i nostri sacrifici il mantenimento della macchina dello Stato con i suoi milioni e milioni di occupati la maggior parte dei quali, non si ammazza certo di lavoro e sta sempre a lamentarsi. Un’amica di mia moglie fa la maestra elementare, prende 1550 euro al mese per 14 mensilità, lavora 4 ore al giorno, giornata libera, almeno due mesi d’estate con la pancia al sole, e che fa? Si lamenta, si lamenta e si lamenta.
Non ce la fa, la scuola e uno schifo, l’Italia e uno schifo. Ho l’impressione che ai suoi bambini a scuola, piuttosto che le materie scolastiche gli insegna a lamentarsi».

Basta lamentitestecalde-2.jpg
Riteniamo che non tutte le maestre, così come non tutti i dipendenti pubblici sono come li ha descritti Aldo, tuttavia la tecnica del lamento prende sempre più piede negli italiani, come se lamentarsi risolva i problemi.
C’è invece anche chi è più svantaggiato e non si lamenta, anzi. Vogliamo (in conclusione di questa provocazione lamentosa) raccontarvi una storia.
È quella che vede protgonisti dei ragazzi svantaggiati che nonostante tutto, Italia, gli italiani, la crisi e il loro piccolo problema hanno voluto essere positivi.
Si è inaugurata da pochi giorni, in via Noicattaro 205 a Rutigliano, in provincia di Bari, una spaghetteria che promette di essere un vero esempio di imprenditorialità “alternativa”, a partire dai gestori, dieci ragazzi pugliesi diversamente abili e dall’insegna, autoironica “Testecalde”. Il locale è definito una “spaghetteriapizzeria” e offre come prodotti principe in menu gli spaghetti e la pizza, i piatti più amati dagli italiani.
testecalde.jpgIl locale nasce grazie alla spinta propositiva della Coop Dis-Abilità, con il sostegno della Comunità di Sant’Egidio, dell’industriale della pasta Francesco Divella e di Birra Peroni.
I ragazzi diversamente abili non si limitano al servizio in sala, ma si cimentano, affiancati da professionisti, anche in cucina, dato che sono stati ben formati sulla “manipolazione e la somministrazione di bevande e alimenti”.
In chiusura vogliamo ricordare la frase dai toni “forti”, ma veritieri che si legge sulla lavagnetta esposta nel locale, una frase che tanti pizzaioli sentiranno propria: “la pizza non potrà mai lasciarti, chiamarti stupido, rifiutarti, maltrattarti, insultarti” .
È questa la storia di un’Italia che non si lamenta e che si dà da fare.
Fossero tutte così, l’Italia sarebbe il primo Paese al mondo.
Lo saremo, quanto la nuttata se ne sarà andata. Dobbiamo però aiutarla a trovare la strada dell’alba.


08/10/2014

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