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A favore dei ristoratori? Nulla!

TASSE.jpgCi chiama Luca, ristoratore in provincia di Terni (grazie Luca) il quale lamenta il fatto che al di la del turbinio di chiacchiere con le quali i governanti promettono una riforma al mese per rilanciare il paese arrivando pure a dire che, anzi, il paese ha già iniziato la sua fase di ripresa, lui, (Luca) non vede nessuna luce in fondo al tunnel. In altri termini per il mercato della ristorazione è ancora notte.
Per quanto gli riguarda, ma questa è un situazione che coinvolge tanti suoi colleghi, la forbice fra incassi e costi si è ridotta di molto. Secondo Luca, rispetto a 10 anni fa, è diminuita la clientela, non solo: se prima in media spendeva intorno ai 22-23 euro a coperto (dati di Luca nel 2004) oggi un coperto mediamente non dà più di 15 euro. Quindi meno incassi da una parte, ma dall’altra parte oneri di gestione ben più alti rispetto a dieci anni fa. Al netto delle materie prime quello che spaventa e indigna sono gli aumenti dei costi burocratici ed energetici, imposte locali, oneri sociali: l’elenco è lungo e doloroso. Da questo punto di vista – conclude Luca – nessuno ci difende, nessuna associazione, nessun sindacato che si preoccupa seriamente di tutelare gli interessi della categoria, categoria che spesso, viene vista come una manica di evasori fiscali. Oltre il danno anche la beffa.

Cosa possiamo dire a Luca?
È vero, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha preso il solenne impegno di realizzare una riforma al mese. O la va, o la spacca: le promesse e le modalità con cui sono state formulate sono in linea con l’atteggiamento guascone del neo premier. Tuttavia che l’Italia abbia bisogno di riforme è fuori discussione: troppa burocrazia, troppi centri di potere, troppi baracconi improduttivi, troppo debito pubblico, troppe tasse e troppo di tutto. Le irrimandabili riforme non potranno che essere assolute e per questo molto ardue. Riuscirà l’impresa? Non è dato sapere. Ma, al di là delle distinte fazioni politiche, la partita riguarda tutti gli italiani. Sappiamo bene che non resta molto altro tempo prima che le criticità che ci assillano diventino irrimediabili. Anche per questo la scommessa di Renzi, nella sostanza, coinvolge tutto il paese e la sua riuscita deve essere sostenuta da tutti coloro che vogliono bene e tengono all’Italia.

Attenti però!
Non vorremmo che le troppe riforme finiscano per riformare e quindi scartare anche quello che di buono abbiamo. E fra il tanto di buono ci sta il mercato della ristorazione, che sì, è vero, ha volte registra la presenza di alcuni intrusi, gente che con improvvisazione e pressapochismo, per inventarsi un lavoro, apre un locale combinando peraltro più danni che altro. Ma sul mercato ci sono vivaddio anche altre centinaia di migliaia di operatori (come Luca) che smazzano di brutto ore e ore di lavoro al giorno, coinvolgendo la famiglia, mettendo in gioco i propri soldi, in altri termini rischiando sulla propria pelle.
Cosa farà il nuovo governo per tutte queste imprese che messe insieme valgono almeno 70 miliardi di entrate l’anno? (Tanto è il giro di affari stimato per il mercato dei consumi extradomestici in Italia).
Da quello che leggiamo sui giornali e ascoltando le torrenziali conferenze stampa dei governanti. Nulla.

Riformare non basta.
Constatando le ragioni di Luca, vorremmo concludere puntualizzando che riformare non basta, il Primo Ministro con Consiglio al seguito deve cominciare a fare qualcosa senza la quale ogni riforma sarà vana. Ovvero intraprendere un serio e fattivo percorso formativo nel quale educare, preparare, addestrare e selezionare una nuova classe politica, una nuova classe dirigente che, scevra dai difetti che hanno condotto il Paese nel tunnel, si doti delle competenze necessarie per far tornare l’Italia un grande Paese recuperando il ruolo che gli spetta in virtù della sua storia e soprattutto delle sue potenzialità, consentendogli in questo modo di competere alla pari con le grandi potenze economiche. Diversamente non ci sarà scampo.
In questo contesto anche la ristorazione sarà pronta a fare la sua parte. Ma anche la ristorazione deve farsi un esamino di coscienza, ovvero: se chiediamo alla classe dirigente di formare una nuova classe dirigente, anche gli operatori della ristorazione devono puntare sulla formazione per migliorare competenze e professionalità. Altrimenti il mercato iper competitivo del futuro non lascia scampo neanche a loro.


30/06/2014

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