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PizzaUp 2022: un’edizione dirompente

 

La 17esima edizione del simposio sulla pizza italiana contemporanea ha rotto definitivamente gli schemi, ha scardinato i cliché, ha abbattuto le barriere. Facendo apparire tutto sotto un`altra luce. E catapultando professionisti e pubblico in un’altra dimensione. Dove il ben fare si coniuga al presente e al futuro. Sotto il segno di etica, responsabilità, sostenibilità e solidarietà.

 

Evolvere. Trasformare. Cambiare. “Sì, le cose cambiano continuamente. Tutti vorremmo che tutto tornasse come prima. Ma nulla è più come prima. D’ora in avanti il mondo sarà diverso. Perché nello smartphone viviamo un mondo diverso. Per questo abbiamo deciso, ancora una volta, di provocare. Con l’obiettivo di creare un solido gruppo di persone capaci di scambiarsi idee, opinioni e competenze. Questi due giorni dovranno essere dirompenti”. Esordisce così Chiara Quaglia, amministratore delegato di Petra - Molino Quaglia, all’incipit dell’edizione numero diciassette di PizzaUp, il simposio tecnico sulla pizza (e sulla pizzeria) italiana contemporanea che il 7 e l’8 novembre ha davvero fatto il salto. Gettando il cuore oltre l’ostacolo. Divenendo ancor più internazionale. Cambiando logo (ma a disegnarlo è stato sempre il designer Emanuele Martera) e luogo. E trasferendosi dalla casa madre di Vighizzolo d’Este a Milano, allo Studio Novanta degli East End Studios di via Mecenate. Un tempo sede della fabbrica di aeroplani Caproni di Taliedo. Oggi un dinamico esempio di archeologia industriale proiettata al futuro. Uno spazio recuperato, ripescato, riconquistato. Strappato all’oblio, reso vitale e riconsegnato alla collettività. Perché anche questo significa non sprecare. In linea col mantra del simposio: fare bene contro la scarsità.

 

Canone inverso (e metaverso)

“Abbiamo voluto creare disagio, disorientamento, smarrimento. Abbiamo scelto un luogo senza finestre, senza luce naturale, illuminato da sole luci artificiali. E abbiamo anche preferito un palco circolare. Affinché ci costringesse a guardare a 360 gradi, intorno a noi. Perché così dobbiamo fare nelle nostre attività. Non da ultimo abbiamo voluto far vivere ai professionisti un’esperienza nutrita da momenti manuali e digitali. Perché ormai questa è la realtà. E abbiamo anche voluto porre tanti piccoli inciampi da superare. Piano piano. Passo dopo passo”, spiega Piero Gabrieli, direttore marketing di Petra. Parlando a 190 pizzaioli giunti non solo da tutta Italia, ma pure da Francia, Regno Unito e Belgio. Un simposio immersivo e interattivo. Ma lontano, lontanissimo dalla comfort zone. Anzi, proiettato in un ambiente sospeso, inondato dal nero e da bagliori blu, verdi, gialli e viola. Fra sedute trasparenti e sottilissimi fili fluidi e verticali. Quasi lo schermo di un cellulare. Quasi un metaverso. Per dire che un’altra prospettiva, un’altra visione, un’altra strada sono possibili. Come è possibile acquistare opere d’arte attraverso gli NFT, i non fungibile token, certificati di autenticità digitale garantiti dalla blockchain. L’esposizione firmata dai crypto artisti Bizzarro, Mendacia, Davide Damato, Andrea Lamberti e Glock Wasabi ha voluto comunicare pure questo.

 

Un simposio polisensoriale

Una due giorni fatta di sguardi, mani e meraviglia. Di dibattiti, incontri, connessioni e contaminazioni. Di impasti, appunti, video e slide. Di pratica e didattica. Di lezioni e degustazioni. Di cuffie e microfoni. Di farine, cereali, fermentazioni e digressioni vegetali. Di ribalte centrali e di ring circolari. Animati dagli interventi di Simone Padoan (dei Tigli di San Bonifacio), Francesco Martucci (dei Masanielli di Caserta) e Ciro Oliva (di Concettina ai Tre Santi, Napoli); dei g’trainer di Petra, come Luca Giannino, Nicola Borra, Giovanni Marchetto, Giulia Miatto, Andrea Rundo e Luca Crivellenti; nonché di chef del calibro di Eugenio Boer (patron di Bu:r), Federico Sisti (sul surf di Frangente), Wicky Priyan (il deus ex machina di Whicky’s), Matias Perdomo (alla guida di Contraste) e Leonardo D’Ingeo (nella cucina di Cà-ri-co). Tutti di stanza nel capoluogo lombardo. E il tutto nel segno del fare bene, del non sprecare, del valorizzare al massimo la materia prima, del rispettare. L’ambiente, il personale, il commensale, la filiera commerciale e la comunità territoriale. Come ben hanno saputo raccontare gli ospiti sul palcoscenico: dal conduttore radiofonico Sebastiano Barisoni al cronista sportivo (e mental coach) Vittorio Munari, dal maestro Corrado Assenza al food writer Paolo Vizzari, sino agli esperti digitali di Al.ta Cucina Alessandro Tartaglia e Alessandro Luongo. Perché non basta impastare, condire e farcire, ma serve pure scrivere, fotografare, filmare e comunicare. Non dimenticando il quartetto di Casa Surace: Simone Petrella, Alessio Strazzullo, Daniele Pugliese e Bruno Galasso. Travolgenti, sorridenti e dirompenti. Fieri di presentare il progetto Pizzadagiù. In pratica: il pacco da giù che finisce sulla pizza. Prima fritta (of course) e poi passata al forno. Complici il ragù della domenica, il caciocavallo e il basilico. Perché pizza è anzitutto sinonimo di festa.

 

Una serata adrenalinica

E festa fu. Infatti la vera novità di PizzaUp è stata l’apertura al pubblico. In un abbraccio spontaneo e istintivo: la sera del 7 novembre, grazie alla first edition di PizzaUp & Friends. Più di novecento le persone partecipanti. Fra paganti, esponenti della stampa cartacea e web, influencer e ospiti delle aziende sponsor. Dai boomer alla generazione X, dai millennial alla generazione Z. “Abbiamo fatto una scommessa. Poteva andare male come poteva andare bene. È andata benissimo. Milano ha risposto con sorprendente entusiasmo”, dichiara soddisfatto Piero Gabrieli. Anche per via della mission dell’iniziativa: devolvere l’intero ricavato a Food For Soul, il progetto ideato e sostenuto da Massimo Bottura e Lara Gilmore. Che sulla ribalta ha spiegato come persino le croste delle pizze possano essere recuperate e riutilizzate, traducendole in passatelli. Certo, in passatelli emiliani. “In una ricetta ci può essere la risoluzione di un problema. Cerchiamo di essere creativi e di sprecare un po’ meno”. Questa l’esortazione di Lara, nel bel mezzo di una serata memorabile, nutrita dall’arte. In tutte le sue forme ed espressioni. Rétro e attualissime. Ecco allora la musica: incarnata nel sound elettronico di Paola Iezzi e Dankan dj; nelle note del percussionista indiano Trilok Gurtu, capace di aver sublimato in incanto i rumori del molino; e nella formazione soul, blues e funky capeggiata da Ciano Brown. E poi gli sketch di Casa Surace; Tinto e la pizza in tivù, con un programma tutto nuovo su Rai2; i cocktail alla spina di Dom Carella; e il vincitore del contest Mani d’Arte Luca Tosetti. Con un racconto breve, pronto a stravolgere i canoni della manualità, eleggendo a protagonista un disabile orgoglioso di dipingere con i piedi. Quasi fossero mani. Danzanti e scattanti come quelle degli Urban Theory. Competenti e agili come quelle dei 170 pizzaioli che si sono avvicendati ai sei forni. Lavorando in squadra. Gomito a gomito. E vis à vis con diverse generation di consumatori.

 

Gioco di squadra

“Per la prima volta abbiamo fatto team building. Servendo all’unisono così tante persone. E confrontandoci direttamente con il pubblico. Faccia a faccia. Non era mai successo prima”, commenta Pierangelo Chifari, capitano dell`insegna palermitana Archestrato di Gela. A conferma di una rivoluzionaria e catartica edizione di PizzaUp. “Fortemente emozionante”, come sottolinea Franco Angioni, direttamente dal Poppy’s di Carbonia. Da impatto wow, come puntualizza Cristian Marasco della Grotta Azzurra di Merate. Stravolgente, come precisa Tommaso Vatti de La Pergola di Radicondoli: “Casa Molino Quaglia è sempre casa Molino Quaglia. C’è aria di familiarità. Ma cambiare location, dare un colpo di novità e una botta forte è stato positivo. Ha generato nuovi input. Interagire con il pubblico esterno ha avuto il suo grande fascino”. “Per la prima volta non sono dovuto andare io alla fonte. Ma gli altri sono venuti a Milano. E la cosa che mi fa più piacere è vedere come siamo sempre di più. Mi fa pensare di aver scelto la strada giusta. Il movimento sta crescendo”, aggiunge Giorgio Caruso, alla regia della molteplice Lievità.

 

 

Che spettacolo!

“Siamo passati da un PizzaUp esclusivamente didattico a un PizzaUp più volto alla spettacolarizzazione. Forse ci portiamo a casa i concetti giusti per rendere in qualche modo più emozionante lo stare in pizzeria. Noi dobbiamo far sognare gli ospiti”, commenta Mirko Petracci della Scaletta di Ascoli Piceno. “Mai come quest’anno non ho avuto il minimo dubbio. Del resto quando c’è una novità io mi ci butto. L’idea di diversificare l’offerta dei ring e dei laboratori è stata corretta. Continuerei su questa strada. E poi grazie alla festa siamo rimasti insieme anche post simposio”, commenta Massimo Giovannini dell’Apogeo di Pietrasanta. E poi c’è chi, da vero insaziabile, approfondirebbe ancor più gli aspetti teorico e tecnico. Come ribadisce Massimiliano Prete di Gusto Divino (a Saluzzo) e Sestogusto (a Torino). E andrebbe pure in capo al mondo: “Parigi, Londra, Berlino, New York. Noi siamo pronti”. “E poi il bello è che la scuola del molino ha fatto un tale percorso di crescita che noi non siamo più dei maestri, ma degli allievi che devono imparare”, dice con spirito d’assoluta umiltà Lello Ravagnan del Grigoris di Asseggiano, Venezia. “Ecco, questa edizione di PizzaUp ci ha dimostrato quanto l’uomo sia capace di cambiare idea velocemente”, afferma Assenza. “Quanto l’uomo sia pronto al cambiamento. Ecco il mio monito: siate pronti al cambiamento”. Prossimo appuntamento: 6 e 7 novembre 2023.

Fonte: www.fuorimagazine.it/stories/post/?bn=13&permalink=pizzaup-2022-unedizione-dirompente

Foto: Thorsten Stobbe

 

 

 

 


21/11/2022

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