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“Green Pass e aumenti”

Estate 2021, la più calda degli ultimi due secoli, così hanno riportato TV e giornali, ed effettivamente vero è, il caldo era insopportabile e ha contribuito ad arroventare ancor più l’aria di questa seconda estate italiana ai tempi del covid.
Aria calda, se non torrida sul famoso green pass un provvedimento che ha rigurdato molto da vicino anche pizzerie e ristoranti. Sul provvedimento, un po’ come la politica, la categoria si è spaccata fra favorevoli e contrari, ad aumentare il casino hanno provveduto i No Vax e i No Pass che hanno fatto parlare di loro a volte sfiorando la rissa. E sul green pass rissa in TV ci è stata, rumore ha fatto news.pngquella fra lo chef Vissani e il presidente di Federconsumatori Trefiletti. è avvenuta negli studi di Morning News su Canale 5, dove lo chef Vissani urlava… “Il green pass è una stupidaggine perché chi non si vuole vaccinare non lo farà mai”, mentre Trefiletti, che ricordiamo è il Presidente della Federconsumatori riteneva, e penso ancora ritenga utilissimo il green pass perché rassicura i consumatori a frequentare i ristoranti al chiuso. Da un’indagine pubblicata dal corriere del Veneto è emerso che una buona metà dei locali non verificava green pass, certificato  e documento, tutti dentro e buon appetito; l’altra metà invece verifica ed era costretto a mandare via i clienti senza certificato e senza tampone. Clienti che poi andavano a mangiare da quell’altra metà. La solita mazurka italiana, il solito giochino dei furbetti del ristorantino. Fondamentalmente riteniamo che il green pass sia un provvedimento ragionevole, ma deve valere per tutti e deve essere applicato seriamente e anche in altri luoghi, non è giusto che siano sempre i locali quelli più penalizzati come è successo nei mesi più critici della pandemia, ad essere visti e additati come luoghi di contagio e quindi sottoposti a restrizioni e limitazioni. Ma un altro punto caldo e di polemica ha riguardato e riguarda le denunce di aumento di prezzi al consumo. I titolo sui giornali e siti web si sono sprecati: “Bar e ristoranti aumenti di prezzi in tutta Italia, la denuncia dei consumatori”, “Rincari al ristorante, l’indagine di Unione Italiana Consumatori”, “Aumenti dei prezzi al ristorante, la chiamano la Tassa COVID?”
Facciamo subito chiarezza e difendiamo a spada tratta i gestori dei locali, ascoltando più di un ristoratore vi è stato un rialzo del costo delle materie prime, fisiologico dopo un periodo di crisi. Gli stessi gestori di locali hanno dovuto fronteggiare un aumento del costo dei collaboratori, dove il famoso reddito di cittadinanza ha contribuito a destabilizzare questo mercato. I prezzi a menù sono aumentati, è vero, ma un fatto è certo, con questi aumenti inevitabili nessun ristoratore si arricchirà, nessuna tassa covid, come ha scritto qualche giornalista della domenica, qui l’unico soggetto che pretende e riscuote le tasse è lo Stato.
Bisogna anche guardare al resto e non gettare la croce addosso solo ai ristoranti.
Ecco un breve report di aumenti rilevati dalla rivista economica il Sole 24 ore. Per chi usa l’auto il pieno costa 12 euro in più rispetto all’anno scorso. Per chi vola poi non ne parliamo, con i nuovi servizi a pagamento raddoppiano il prezzo del volo.  
Infatti alla crescita delle tariffe base per le principali destinazioni turistiche si aggiungono vecchi e nuovi costi per una serie di servizi connessi ai voli, come il trasporto dei bagagli (anche a mano), la scelta del posto a sedere, le polizze assicurative, la possibilità di cambiare o cancellare la prenotazione, ecc. Extra-costi applicati sia dalle low-cost che dalle compagnie tradizionali e che, sommati, arrivano a costare più del doppio rispetto al prezzo del volo. Tariffe traghetti, rincari del 18%. Anche spostarsi via mare costa sensibilmente di più rispetto allo scorso anno, con le tariffe del trasporto marittimo cresciute in media del +18%.
Mentre chi ha fatto vacanze al mare, per ombrellone, lettino e sdraio ha pagato il 5% in più, con punte del +40% in Costiera Amalfitana. Per Hotel e B&B, poi il nodo del rimborso in caso di cancellazione del viaggio ha modificato sensibilmente le politiche tariffarie: non solo rincari per i costi del pernotto (+3,8%), per chi intendeva soggiornare in una struttura rimborsabile in caso di cancellazione del viaggio, ha dovuto mettere in conto una maggiore spesa fino al +100% rispetto alla stessa soluzione “non rimborsabile”, con conseguente aggravio dei costi di una villeggiatura.
I più parsimoniosi di tutti in questa gioco al rialzo sono stati proprio i nostri amici pizzaioli e ristoratori, sempre il Sole 24 ore ha certificato che per pizzerie e ristoranti gli aumenti sono stati contenuti in un 2%. Altro che tassa Covid. Bravi!

 

Giuseppe Rotolo


20/09/2021

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