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Al tempo della crisi il cibo è sacro

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Crisi pandemica, crisi ambientale e crisi economica, non è successo spesso che tre gravi crisi scoppino “quasi” contemporaneamente e mettano alle strette società ed economia. Ma è accaduto, accade nella nostra epoca, tutte e tre insieme. Certo l’umanità ha vissuto sorti anche peggiori come guerre e carestie, ma quanto avvenuto in questo infausto 2020 non sarà facilmente dimenticato. Pandemia, ambiente e congiuntura economica hanno un terribile filo rosso che li unisce e li rende conseguenti come un domino inevitabile e inarrestabile.
Ecologia e Pandemia. Secondo le tesi di alcuni scienziati il virus da Covid Sars 19, fa il salto di specie, dagli animali agli umani, un salto innaturale dovuto al fatto che l’uomo ha messo inopinatamente e incautamente mano in quel delicato equilibrio che governa la natura, flora e fauna, un ecosistema perfetto che solo noi umani potevamo pensare di toccare senza pagare dazio.
Pandemia ed Economia. Il virus ha sconvolto il mondo, oltre ai drammi umani della malattia e delle vittime, le conseguenze economiche sono sotto gli occhi di tutti. Per restare in casa nostra, in Italia nel mondo della ristorazione il crollo è evidente ed è sotto gli occhi di tutti. A fine 2020 sono a rischio almeno il 30% dei locali italiani, fra lockdown, fase 2 a tentoni e poi il ritorno dell’ondata autunnale, il mercato del consumo fuoricasa a fine anno segnerà un -40%, centinaia di migliaia di operatori del settore si ritroveranno senza lavoro. Un dramma terribile.
Economia ed Ecologia. In diktat dell’economia, di una crescita forsennata in un mondo globale ed interconnesso economicamente non sono cosa buona per l’ambiente. Super produzioni per soddisfare consumi spesso drogati e indotti, acquisti di robe che durano lo spazio di un mattino per poi finire in discarica. Tutto questo se fa arricchire pochi, ha costo altissimo per tutti e per l’ambiente in cui viviamo.foto2 copia.jpg
Fra le mille situazioni che cozzano ne prendiamo una che è molto vicina al mondo che raccontiamo su questa rivista.
Il cibo e lo spreco alimentare. Si tratta, infatti, di un’abitudine diffusa che coinvolge ben sette italiani su dieci e le stime valutano che lo spreco alimentare, nel nostro Paese, valga ben 15 miliardi di euro, pari all’1% del PIL. Ogni settimana, in Italia ciascun cittadino spreca ben 700 grammi di cibo. Una quota molto elevata, se moltiplicata per l’intera popolazione. La tendenza a sprecare gli alimenti, infatti, non appartiene a una minoranza: ben sette italiani su dieci, secondo quanto emerge dai dati SWG, ammettono di buttare via alcuni cibi. Il danno non è soltanto di tipo ambientale e sociale, ma anche economico, considerando che produrre cibo significa bruciare energia quindi sostenere costi, condizione questa che poi pesa inevitabilmente sull’ambiente.
Se poi moltiplicate quanto succede in Italia con quanto accade negli altri paesi occidentali si ha l’idea dell’enormità del problema e di quanto lo stesso incide sull’ambiente. Un terzo del cibo al mondo viene sprecato, quando invece il cibo è sacro vista anche l’altra drammatica faccia della medaglia, la fame nel mondo. Sono centinaia di milioni nel mondo le persone sottonutrite, contro miliardi di tonnellate di cibo buttato. Un paradosso mortale.


Sprechi al ristorante
Il problema dello spreco del cibo non è solo una questione che riguarda i consumi domestici, ma anche i consumi al ristorante e in pizzeria.
Come fronteggiare questo grande problema che come abbiamo visto si trasforma poi in un circolo vizioso? Una maggiore organizzazione, può fare la differenza, ma anche la tecnologia viene in soccorso di chi desidera ridurre gli sprechi. Esistono infatti diverse app per smartphone che si pongono proprio questo obiettivo, alcune di queste attive anche in Italia. Una delle più note è Too Good To Go: lanciata a Milano nella primavera del 2019, è oggi disponibile anche a Torino, Genova, Bologna, Verona, Roma e si sta espandendo in maniera capillare in tutta la penisola. Il meccanismo è semplice: l’utente che si registra sull’app, seleziona il ristorante o l’esercizio commerciale e acquista la “Magic Box”. Al suo interno, troverà l’invenduto del giorno a sorpresa, proposto ad un prezzo circa tre volte inferiore a quello proposto originariamente. Secondo i promotori, le Magic Box acquistate fino ad ora sono quasi 23 milioni e hanno permesso un risparmio di 56.789 tonnellate di anidride carbonica. Ciò accade perché, secondo i calcoli di Too Good To Go sulla base dei dati EPA (United States Environmental Protection Agency), ogni Magix Box acquistata risparmia il pianeta dall’emissione di 2,5 kg di CO2.

Cari superchef non ci siamo
Bene le Magic Box, meno bene invece per soluzioni e le prese di posizione di alcuni chef stellati che pensano con le loro trovate di essere i paladini dell’ambiente. Per evitare che il cibo si butti sono ormai di moda quasi di prassi le portate mini, ma servite, per fare scena, in piatti enormi, dove al centro persi nel loro sughetto ci sono non più di 5 tortellini. Ok va bene contrastare lo spreco, ma dovendo pagare almeno 4 euro a tortello anche se farciti con la ricetta super segreta di nonna papera, correrei volentieri il rischio di mangiare qualche tortello in più. Preferirei una dimensione di piatto meno espansiva e un contenuto più allineato (e giustificato) alla mazzata che mi aspetta alla resa del “conto” Occasione nella quale la mia carta di credito comincia a star male non appena ci si avvicina al pos, quello dei superchef è famelico, da fame nel mondo, che potrebbe essere risolta non buttando il cibo.

Perché gli italiani sprecano il cibo?
Secondo i dati dell’Osservatorio waste watcher, ci sono diverse ragioni che portano gli italiani a buttare parte di quanto acquistato al supermercato. In più della metà dei casi (63%) ciò accade perché l’alimento è scaduto oppure ammuffito (51%). Altre ragioni per cui viene sprecato il cibo sono legate, invece, alla tendenza a esagerare e calcolare male le porzioni: nel 58% dei casi è stato acquistato troppo cibo, mentre nel 43% è stato cucinato in eccesso. Gli italiani, dunque, buttano con frequenza anche piccole quantità di alimenti, ma solo con ritardo sta crescendo la consapevolezza dell’effettivo impatto di queste abitudini nel complesso. Un intervistato su tre ha infatti dichiarato di non avere le idee chiare su come prevenire gli sprechi.


07/01/2021

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