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Imparare dagli chef di Londra
Scoprire il resto del mondo significa conoscere anche le tradizioni gastronomiche o le innovazioni in cucina. Una delle patrie delle nuove tendenze è da sempre Londra, che in questo periodo esplora l’arte culinaria unendo sperimentazioni e classici.
La fantasia si sbizzarrisce in ogni punto di Londra, dal ristorante stellato famoso per le cene di gran classe al pub frequentato dai lavoratori. La cucina che è possibile trovare nella capitale brittanica è varia, perché Londra concentra tante culture, frutto dell’immigrazione. Ovviamente a Londra è possibile trovare anche l’eccellenza italiana.
Un tour tra i fornelli londinesi può svegliare i cuochi nostrani più pigri e stimolarli a educare il palato a sapori inusuali. Come quello del polpo grigliato con peperoni dolci al salmoriglio e aioli, della frittura di calamari, unita a zucchine e zucca al mosto con granita di sedano, del risotto con granchio e pesto di erbe. Queste specialità le si trovano, ad esempio, nel menu ideato da Massimo Riccioli che ha lasciato l’Italia e ha “contaminato” il suo dna italiano dalla febbre cosmopolita di Londra. Massimo qui ha aperto il Massimo Restaurant & Oyster Bar, già cult. Gli ingredienti utilizzati da Massimo sono biologici e spesso di filiera corta.
Esistono altri regni da vistare a Londra, da raggiungere con the tube, la metropolitana per i londinesi, o con un taxi, o con i tipici pullman rossi.
Scott`s, ad esempio, è un locale molto in voga, in cui il maestro in cucina è lo chef Dave McCarthy. Qui, magari non ve lo aspettavate trattandosi di un ristorante londinese, il piatto forte è il pesce (cappesante arrosto, filetto di merluzzo con pepe e chorizo, insalata di granchio e pesce di stagione). Mark Hix all’Hix Oyster & Chop House propone invece ostriche dei mari britannici, e vecchie ricette nazionali in chiave moderna, come l`anatra in salsa di pane e l`insalata di pollastro ruspante. Hix Oyster & Chop House è un esempio di recupero delle radici inglesi, un processo avvenuto lentamente e che da dieci anni a questa parte ha permesso la valorizzazione della gastronomia locale. A questo proposti va assolutamente citato il St. John, in cui lo chef Fergus Henderson, utilizzando esclusivamente ingredienti locali e stagionali mette in tavola pudding di buttermilk con frutti di bosco, rognone piccante e salsicce castellate.
Per gustare il meglio della cucina, nazionale o internazionale, gli inglesi usano seguire direttamente il lavoro degli chef che, spesso, in modo itinerante, lavorano per cene occasionali e eventi temporanei, spostandosi in luoghi diversi: parliamo del fenomeno del “ristorante pop up” che in giorni prefissati ospita uno chef famoso, incaricato di preparare un menu speciale.
27/04/2012

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