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Il sensazionalismo è più contagioso del virus
Fipe sullo studio USA dei contagi covid nei ristoranti
Fa indignare il sensazionalismo con cui alcuni giornali hanno riportato la notizia di uno studio statunitense effettuato su alcuni casi positivi al Covid-19 e che ne ha rilevato un legame con la frequentazione dei ristoranti. Ma gli Stati Uniti non applicano restrizioni rigide come avviene nei ristoranti italiani.
Fa molto discutere e indignare il lavoro di informazione che alcuni media stanno effettuando nel diffondere con sensazionalismo uno studio realizzato negli Stati Uniti sulla diffusione del Covid-19 nei ristoranti. I titoli non tengono conto del fatto che lo studio riguarda un paese che ha affrontato la crisi sanitaria in modo molto differente dall’Italia e inoltre pone sullo stesso piano cittadini statunitensi appartenenti a Stati diversi, laddove le restrizioni non sono state applicate in maniera omogenea in tutto il Paese.
Il CDC statunitense, Centers for Disease Control and Prevention (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie), ha effettuato uno studio su alcuni casi di Covid negli Stati Uniti che ha rilevato per chi frequenta ristoranti una probabilità doppia di essere trovato positivo al coronavirus (rispetto a chi non lo fa). La ricerca si è basata su circa 150 soggetti positivi a luglio in 10 Stati.
Il virologo italiano Francesco Spinazzola ritiene questo campione assolutamente insufficiente per affermare alcunché di rilevante sul virus, e inoltre mette in luce come nei locali americani non si tenga conto delle restrizioni rigide che invece sono in vigore nei ristoranti italiani, dove non ci sono stati focolai del virus e i casi sporadici (non certo in misura maggiore che in altre attività) sono stati individuati e isolati sul nascere.
“Chiediamo agli organi di informazione senso di responsabilità e completezza di informazione, senza cedere al virus – dannoso quanto il Covid – del sensazionalismo a tutti i costi”. Così, Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha commentato la notizia riportata da alcuni media di una ricerca statunitense secondo la quale aumenterebbe il rischio di contagio tra i frequentatori di ristoranti.
“Questa ricerca – ha commentato il noto virologo Francesco Spinazzola – è stata realizzata su 150 casi: direi che non occorre essere luminari di scienza statistica per dire che 150 casi sono un campione assolutamente scarso e poco significativo sul quale non è possibile formulare alcuna considerazione di carattere generale. Inoltre, la ricerca si è svolta in alcune città degli Stati Uniti, dove la maggior parte dei ristornati è all’interno di grandi centri commerciali ed è quindi avventuroso affermare che il contagio sia avvenuto nel ristorante o in altro esercizio commerciale. Negli Stati Uniti, tra l’altro, non sono state applicate in maniera omogenea tutte le regole e le limitazioni come invece è avvenuto in Italia.”
“Infine – continua il Professor Spinazzola – l’unico dato certo fino ad oggi è che nei ristoranti italiani non sono stati registrati significativi casi di contagio e che, là dove sono state rispettate le regole di distanziamento, di utilizzo della mascherina, di sanificazione periodica, il virus non l’ha avuta vinta”.
“I nostri ristoranti sono un luogo sicuro, lo dimostra il fatto che questa estate, in cui l’affluenza in certi luoghi è stata significativa, non si sono segnalate criticità. – conclude Roberto Calugi – Del resto, sono gli stessi ricercatori che, nel commentare il loro lavoro, consigliano che per ridurre i rischi di contagio nei ristorati vengano adottate misure di distanziamento che i ristoratori italiani hanno assunto e rispettano fin dal momento della riapertura. Per questo suggeriamo ai nostri media di riportare la ricerca nella sua completezza. La rincorsa – comprensibile – al titolo acchiappa lettori non può prescindere però dalla consapevolezza che un titolo fuorviante può compromettere il lavoro di migliaia di imprenditori, di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie”.
www.horecanews.it/
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