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Per salvare il mondo non mangio, però poi… che fine faccio?

In questo fulminante paradosso c’è tutta la provocazione che vogliamo evidenziare in questo numero di Pizza&core. Il paradosso emerge da un’intervista alla mitica Greta Thumbeg, la paladinaGRETA.jpg dell’ambiente e della lotta contro l’inquinamento ambientale, intervista nella quale parla anche del suo rapporto con il cibo. Alla domanda “Qual è la tua giornata tipo?” fatta dal giornalista Formigli di LA7, Greta risponde: «Mi sveglio alle 6,30, faccio colazione e controllo le notizie. Vado a scuola e torno a casa molto stanca perché, a causa della mia malattia, mi stanco molto e non riesco a far nulla, ma ovviamente devo fare i compiti, scrivere discorsi, mandare messaggi, organizzare manifestazioni. Poi ceno, mangio cibo molto basico, vegano, non mi piace il cibo ricercato, mangio cose molto semplici, riso, fagioli, non mi piacciono le salse… poi di solito vado a letto presto e crollo addormentata». Per la cronaca Greta non fa nessun tipo di shopping. Premettiamo che non abbiamo nulla contro Greta, si è vero ha quello sguardo da maestrina un po’ inacidita con l’aria di quella che ne sa più degli altri e ha solo e soltanto ragione lei. Però, cara Greta se di fronte al cibo tutti dovessero comportarsi come te, i ristoranti di mezzo mondo chiuderebbero bottega. Si può e di deve coniugare la buona ristorazione con il rispetto dell’ambiente, qualcosina abbiamo scritto nell’articolo di apertura di questo numero di Pizza&core. La difesa del patrimonio enogastronomico del mondo (che abbiamo voluto elogiare con uno speciale PESCATORE.jpgcalendario 2020) va di pari passo con il rispetto dell’ambiente. Non ha senso e non è giusto criminalizzare il buon cibo, specie quello prodotto nel rispetto dei sani principi, che offre lavoro e dignità a tantissime persone. Le battaglie fondamentaliste non portano mai a nulla di buono. La parola magica è equilibrio, esattamente come sta il pescatore che vi mostriamo in questa foto. Vive e lavora dall’altra parte del mondo, ma in fondo tutto il mondo è paese. Alla dolce Greta suggeriamo un vecchio e saggio detto che si dice dalle parti di Bari (Puglia): “Mangia, che devi essere mangiata”.

Pizze strane del mondo
A proposito di mondo e a proposito di pizza, le stranezze in giro per il pianeta (da salvare) non mancano. Così strane che forse è il caso di mettere in salvo anche la pizza (quella buona) oltre che madre terra.
Dunque facciamo un saltino in oriente, in Corea, dove scopriamo che i coreani (del Sud) vanno matti per la pizza, ma a modo loro. Come ad esempio la Pizza Bulgogi, farcita con, appunto, il bulgogi, ossia carne di manzo marinata alla griglia, il cui sapore è esaltato con l’aggiunta di salsa di pomodoro, formaggio, funghi, peperoni e, naturalmente, Kimchi. Questo Kimchi (il cui nome già mi insospettisce) è un piatto della cucina coreana che si ottiene facendo fermentare il cavolo cinese oppure altri ortaggi come la verza e il daikon; si aggiungono poi peperoncino rosso, aglio, zenzero e cipollotti freschi. Alla faccia della semplicità, vogliamo ancora chiamarla pizza? O pazzia?
Sempre in Corea, (in questo numero della provocazione gli diamo addosso) Mr PizzaBOMBA-PIZZA.jpg, è stata creata una pizza a base di pasta di biscotto e con una copertura di gamberi e patate dolci, ma non è finita, per maggiore crudeltà (nei nostri riguardi) ci hanno aggiunto la salsa di mirtillo.
Ma se volessimo farci del male davvero, ma per davvero, dobbiamo andare sulla pizza bomba “The Bomb” creata dal ristorante italiano The Place (qui dovremmo mandargli i NAS) di Seul, che ha creato una palla di impasto che è bagnata con liquore, servita al tavolo e poi incendiata. “Con questa forma di cottura - spiegano i proprietari del locale - è possibile cucinare la mozzarella e tutti i condimenti che servono alla farcitura della pizza ma è necessario che la base sia precotta. Quando la cupola diventa croccante, la cameriera la taglia con un paio di forbici e tira fuori la pizza nascosta all’interno”. Per farla finita avremmo pensato di andare direttamente sul posto con la “bomba di Maradona” la fanno a Napoli – specie a fine anno – non è propriamente una pizza, ma potrebbe essere utile per distruggere il locale è salvare il buon nome della pizza. W la pizza, quella italiana.

 

Giuseppe Rotolo


02/03/2020

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