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Free Plastic

È lo slogan del momento, lo invocano tutti dalle tartarughe nel profondo del mar, fino alle Greta Thompson di turno, piccole ecologistiche che con i loro occhietti punitivi, come maestrine indisposte, declamano decaloghi ambientali (dettati da altri) nelle piazze e sui pulpiti di mezzo mondo. I pennivendoli al seguito fanno da cassa di risonanza sparando a zero su tutto quello che inquina e soprattutto contro la plastica, che additano come il mostro cattivo colpevole di inquinare il pianeta. Raccontano di un’isola di plastica nel mare che sta uccidendo tutta la specie marina, senza specificare che quest’isola dalle dimensioni da verificare è alimentata dai fiumi asiatici più inquinati  al mondo e da miglaia di reti di pescatori. Sono i soliti eccessi con i quali in Italia ci piace misurarci e dividerci perché, se da un lato è vero che l’ambiente in cui viviamo è un bene inestimabile che abbiamo il dovere di custodire, dall’altro è anche vero che lo stesso ambiente viene anche “usato” per fare bassa politica ed il proprio tornaconto.
E’ il caso delle ormai famose Direttive della Unione Europea  relative alle limitazioni, se non ai divieti, di utilizzo di contenitori monouso in plastica per free-plastic.jpgi prodotti alimentari. Direttive che seppur entreranno in vigore solo nel 2021 stanno ingenerando criticità e tanta confusione anche in forza a estemporanei provvedimenti di alcune Amministrazioni Comunali che volendosi appuntarsi sul petto la medaglietta free plastic hanno messo al bando, nei loro Comuni, i contenitori monouso in plastica per i prodotti alimentari. Alla fine a finire inopportunamente sanzionati sono stati diversi locali.Forse anche per questo e soprattutto sull’onda del can can mediatico anche gli operatori del mondo della ristorazione si stanno muovendo, è il caso di 13 locali (bar, pizzerie, fast-food) di Padova che operano nella principale piazza della città, piazza dei Signori, i quali hanno deciso di abbandonare definitivamente l’utilizzo di prodotti in plastica non riciclabile per lo svolgimento del loro servizio. Così, chi si reca in uno di questi punti di consumo, trova esclusivamente prodotti riutilizzabili, come ad esempio piatti in ceramica, bicchieri in vetro e posate in acciaio, oppure prodotti usa-e-getta completamente riciclabili e compostabili, realizzati in PLA (bioplastica, per la cui produzione servono elementi come mais, frumento, barbabietola od altri cereali).  Potrebbe essere un buon esempio (non c’è dubbio) replicato in molte altre città, contribuendo alla sostenibilità ambientale.
Però, attenzione, una specifica va fatta: che significa utilizzare prodotti usa e getta completamente riciclabili o compostabili? Tutta la plastica è riciclabile, quindi se correttamente smaltita non inquinerebbe per nulla l’ambiente. Il problema quindi non è tanto quello di plastica si o plastica no, il problema è usare correttamente questi prodotti e quindi più che un fatto di ambiente è un fatto di coscienza ecologica, la coscienza ecologica dei consumatori, cioè di tutto noi, che dobbiamo comprendere che la plastica non è quel mostro di cui si parla o si sparla, bensì una formidabile risorsa che non ha senso vietare, ma che tutti gli operatori dovranno gestire al meglio, in un processo virtuoso dove, anche il consumatore è chiamato a fare la sua parte, elevando il suo senso civico. 
E comunque far divieti e condanne spicce la confusione è grande ci finiscono di mezzo anche i gestori dei locali. La scorsa estate alcune Amministrazioni Comunali  (Specie quelli delle località balneari) hanno emanato i cosiddetti provvedimenti Plastic free con il divieto di vendere, nei locali in prossimità delle spiagge, bottigliette di acqua e bibite in PET.
Niente di più sbagliato, non è vietando e sanzionando che si risolvono i problemi, bensì educando e attivando  iniziative più articolate e virtuose, magari avviando una fattiva collaborazione con gli operatori della filiera, per  il sistematico recupero e poi riciclo della plastica. Lo fanno bene, benissimo in altri Paesi Europei, perché non dovremmo farlo noi?

 

Ma in cosa consiste la succitata Direttiva Europea?
Si tratta di una direttiva emanata dal Parlamento Europe, approvato con 560 voti favorevoli (35 contrari e 28 astensioni) e che vieta entro il 2021 diversi prodotti, quali posate di plastica monouso (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette), piatti di plastica monouso, cannucce di plastica, bastoncini cotonati fatti di plastica, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso (ma anche bastoncini di plastica per palloncini). Inoltre, gli Stati membri dovranno, entro il 2029, raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica (riciclo) e le medesime dovranno contenere almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030.

 

Giovanni Rotolo


04/10/2019

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