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L`estate 2018 è ormai alle spalle, ma per il mercato della ristorazione dicono sia stata un successo.
I flussi turistici hanno registrato un ottimo incremento: i primi dati parlano per questo 2018 di quasi 220 milioni di presenze, cioè circa 4,5 milioni in più rispetto al 2017. Tutto bene quindi, il Bel Paese torna sugli scudi, non ancora il primo Paese al mondo per turismo come eravamo negli anni 60’ del secolo scorso, ma i numeri sono finalmente positivi.
E questo grazie alla nostra Grande Bellezza e allo stretto stretto legame tra cibo, arte e paesaggio che rappresenta quel valore aggiunto che non ha eguali nel mondo e si trasforma nella strategia vincente di promozione turistica.
Se tutto ciò accade, e meno male che accade, per il nostro settore, il merito non è certo della politica e dei politicanti, né tantomeno degli altri apparati dello Stato, ancor meno della sua macchina burocratica. Se l’Italia del turismo va, il plauso va a tutti quegli operatori che giorno dopo giorno, sacrificio dopo sacrificio investono nelle proprie aziende, rischiano e si sbattono e offrono un servizio indispensabile.
Il loro lavoro è una parte fondamentale della nostra economia nel quale trovano lavoro oltre un milione di persone, senza contare il gettito fiscale che garantiscono. Ma tutto questo non basta e il settore della ristorazione è sempre nel mirino con controlli assurdi e balzelli paradossali. Un solerte finanziere ad una pizzeria di Bagno di Romagna ha disposto una verifica fiscale perché (durante un controllo) ha trovato 45 tovaglioli usati e poi verificato che quel giorno erano state staccate ricevute per 40 coperti. Fatterelli come questi succedono a centinaia ma ve ne risparmiamo il turpe elenco. Ora abbiamo il Governo del cambiamento, lo chiamano giallo verde, staremo a vedere come, quando e quanto si potranno concretizzare le promesse, non tanto quelle sbandierate durante la campagna elettorale, ma almeno quelle che poi sono state riportate nel famoso contratto. Risorse sì, risorse no: l’economia è certamente l’interesse primario. Pertanto la domanda è: quali sono i punti del famoso contratto che possono interessare le imprese che fanno ristorazione? Flat Tax? Si certo, quando sarà lanciata, ma non prima del 2020, dicono.
Nel frattempo bisognerebbe urgentemente trovare il modo, oltre che per rilanciare i consumi, anche e soprattutto per incentivare il turismo, che come abbiamo visto prima è l’anima del settore del fuoricasa, valorizzare e far rendere al meglio quel grande patrimonio italiano che è rappresentato dalle sue formidabili attrattive, paesaggistiche e architettoniche e non solo. Per rimanere nel nostro campo basti pensare a cosa rappresenta il comparto enogastronomico, uno dei tesori del nostro Paese al quale la politica presta zero attenzione. Se questo governo comincerà a prestare attenzione siamo certi che i nostri pizzaioli non esiteranno ad inventarsi la pizza giallo-verde.
Non avremmo idea di cosa metterci sopra ma siamo fiduciosi, la fantasia dei ristoratori italiani non ha limiti.
01/10/2018
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