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Ristoratori = evasori

 

 

Abbiamo ricevuto negli ultimi tempi diverse telefonate di protesta circa la recente accusa che è stata rivolta al mondo della ristorazione per evasione fiscale: media e tuttologhi affermano che nei ristoranti, bar e pizzerie si perpetra con insistenza uno degli sport preferiti dagli italiani, evadere il fisco. Non possiamo qui dire se la cosa è vera, o no, e quanto il fenomeno sia diffuso.
Possiamo solo dire che pagare le tasse è sicuramente un atto di civiltà, pagarne il giusto invece è un atto di equità. Equità che negli ultimi tempi lo Stato Italiano non ha mai perseguitato con tanta tenacia.
La verità incontrovertibile è che il fisco in Italia è sicuramente vessatorio e rapace perché pretende (e con Equitalia a suon d’ingiunzioni lo ottiene) più o meno il 50% degli utili che un cittadino porta a casa con il suo lavoro.
Tuttavia, non possiamo certo nascondere che il fenomeno dell’evasione non esiste, però non si può di certo accettare che venga criminalizzato solo chi si occupa di ristorazione.
L’evasione nel Bel Paese viene stimata in 120 miliardi di euro all’anno. Sempre secondo le stime in Italia gli evasori sarebbero 10 milioni. Ovvero tolti i bambini ,i ragazzi e anche i cari vecchietti gli italiani sarebbero, chi più chi meno, quasi tutti evasori.
Evade chi non fa lo scontrino e la ricevuta fiscale, evadono i dipendenti statali che hanno il doppio lavoro (in nero), i professori che fanno doposcuola (in nero) gli infermieri che dopo il turno in ospedale vanno casa per casa a fare punture e prelievi: servizio benemerito si, ma scrupolosamente in nero. Poi dei professionisti come dottori, dentisti, avvocati e similari per carità di Patria è meglio non parlare. Nell’araldica lista ci entrano poi di diritto e a pieno titolo gli evasori totali.
E allora perché additare ristoratori e pizzaioli? Forse perché così il blitz è più spettacolare e assicura le prime pagine dei giornali, così com’ è successo durante le feste di fine anno a Cortina D’Ampezzo.
Quando finanzieri e ispettori dell’agenzia delle entrate entrano in un locale per un controllo pare quasi che stanno penetrando nel covo di qualche mafioso -  a proposito nei 120 miliardi di evasione all’anno ci sono pure le attività della criminalità organizzata, un industria, questa si, che non teme crisi e che lavora (lavora!?) unicamente in nero. 
Dicevamo, gli agenti irrompono quanto meno in coppia, ma a volte anche in quattro o cinque, e mettendo sottosopra il locale alla ricerca di chissà che. Rovistano ovunque, dal frigorifero alla cesta dei tovaglioli sporchi da mandare in lavanderia. Pronti a far di conto per inchiodare senza scampo il presunto evasore.
L’accanimento, a volte, è fin troppo repressivo e non giustificabile per il grado di pericolosità sociale del soggetto perseguito. Il pizzaiolo, infatti, può attentare alla incolumità dei suoi clienti se sforna loro una pizza indigeribile! Piacerebbe sapere se questi signori funzionari adoperano lo stesso accanimento, lo stesso puntiglio, la stessa protervia quando vanno (sperando che ci vadano) a controllare le multinazionali i cui bilanci si perdono in scatole cinesi off-shore, oppure i potentati economici oppue - è ciò sarebbe auspicabile – chi fa soldi con il malaffare.
Anche questo è un fatto di equità. Ma in Italia purtroppo l’equità non c’è, però in compenso abbiamo Equitalia.


23/01/2012

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