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Qualità della pizza? Buona, si può far meglio e io sono fiducioso

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Silvano Iaquone è il titolare dell’azienda Molino Iaquone e parliamo con lui di mercato, qualità del prodotto e della figura del pizzaiolo.

Il suo è uno degli storici molini italiani, con un ottimo posizionamento nel comparto pizzeria. Com’è cambiato il mercato negli ultimi 10 anni?
«Gli ultimi 10 anni sono gli anni che hanno consegnato a tutti noi una crisi economica oserei dire devastante, che ha portato recessione e un consistente rallentamento dei consumi. Quindi, sono stati e sono tuttora anni molto difficili anche per il comparto del food e quindi anche le pizzerie ne hanno risentito. Non parlerei di veri e propri cambiamenti strutturali, ma forse di aggiustamenti per arginare e affrontare appunto la crisi economica».

Quale ritiene sia il livello di professionalità dei pizzaioli italiani?
«Ma guardi, ritengo che il livello dei pizzaioli Italiani sia buono, sicuramente cresciuto negli ultimi anni, grazie a due fattori determinanti: primo molti ragazzi investono su loro stessi frequentando corsi di formazione presso associazioni di categoria dove effettivamente imparano il “Mestiere” e fanno esperienza; secondo, conseguenza del primo, il livello professionale si è notevolmente alzato a vantaggio del Prodotto Pizza. È ovvio che c’é ancora molto da fare, ma questo vale per tutti noi, infatti, ”non si finisce mai d’imparare”».

Napoletana, italiana, regionale: c’è confusione? Possiamo semplificare parlando solo di artigianalità e qualità?
«Che la pizza sia un prodotto artigianale italiano nato a Napoli è inconfutabile. Vorrei fare un esempio se mi consente. Se io sono nato a Milano e lei a Palermo, in due regioni diverse, con culture diverse, con abitudini diverse, con cucine diverse, bene ci accomuna la nazionalità, siamo tutti e due Italiani. La pizza rientra perfettamente in questo esempio. Infatti, come dicevamo, è nata a Napoli, ma con delle differenze: c’è quella Romana, Siciliana, Ternana, Genovese, Milanese ecc. ma comunque italiana; l’importante è che sia fatta bene. Una delle nostre pubblicità-slogan racchiudeva questo concetto dicendo: “Una penisola, 21 modi di fare Pizza”».

IAQUONE-AZIENDA.jpgPizza artigianale italiana nel mondo: gli addetti ai lavori la valorizzino?
«Anche qui sono stati fatti molti passi in avanti. Oggi molti pizzaioli italiani lavorano all’estero, molti di loro hanno aperto ristoranti-pizzerie anche in luoghi prestigiosi di Metropoli Internazionali. È evidente che ancora si può fare, ma molto è stato fatto. Grazie anche ad alcuni molini, compreso il Molino Iaquone, che partecipando a fiere internazionali hanno aperto le frontiere a molti pizzaioli».

I pizzaioli sono restii a cambiare metodo di lavoro e quindi farina: perché dovrebbero scegliere le farine Iaquone?
«Lo dicevamo inizialmente, con tutte le differenze che ci sono e ci saranno nelle varie tipologie di pizze prodotte, l’importante è che siano fatte bene e che siano digeribili e gustose. Per fare ciò si ha bisogno di professionalità e di materie prime di ottima qualità. Noi cerchiamo di dare ai nostri clienti sparsi in tutto il mondo una varietà di farine per ogni loro esigenza; ne produciamo 15 tipologie convenzionali e 10 Bio. Diamo una qualità costante a 360°, ovvero qualità dei prodotti, selezionando i migliori cereali e macinandoli con cura e passione. Diamo distribuzione capillare su tutto il territorio Nazionale e sul mercato Estero. Facciamo Formazione: collaboriamo con tecnici-pizzaioli di altissimo profilo professionale, riconosciuti a livello internazionale. Questi sono i motivi per cui i pizzaioli  hanno scelto i nostri prodotti e mi auguro che li continueranno a scegliere».

I giovani italiani hanno voglia di fare ancora i pizzaioli?
«Credo proprio di sì. La collaborazione che abbiamo con varie associazioni di categoria ci fa constatare che i corsi per pizzaioli che vengono organizzati sono sempre pieni di ragazzi pronti ad imparare la professione di pizzaioli. Anche perché, molto interessante per loro, c’è una richiesta molto forte dall’estero». 

Che consiglio darebbe a questi ultimi?
«Investire su se stessi, frequentando corsi di formazione professionale, tanta passione e oggi cosa essenziale imparare la lingua inglese. Questo permetterà loro di crescere professionalmente e sviluppare ulteriormente  “la Pizza Artigianale Italiana” in tutto il Mondo.
È sicuramente un’opportunità da non perdere per tutti i giovani appassionati della PIZZA».

Chiudiamo con una domanda provocatoria: lei conosce i pizzaioli da tempi immemori; saprebbe dirci il loro peggior difetto?
«Come tutte le persone che lavoro hanno pregi e difetti, fa parte della natura degli uomini».

 

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07/01/2015

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